Recesione di God of War: Ascension

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HaWx_DeathMaker
view post Posted on 19/7/2013, 12:26




Quando si parla di action adventure ci sono titoli di una certa caratura e altri molto meno memorabili; poi c'è la saga di God of War, in grado di regalare un impatto estetico ed emozionale devastante, un gameplay divertente e un'ambientazione affascinate, che in aggiunta all'immenso carisma del protagonista principale, Kratos, l'hanno elevata ad assoluto must per tutti i possessori di console PlayStation. Il terzo capitolo è arrivato in maniera prepotente su PlayStation 3 chiudendo le vicende di Kratos e proponendo un comparto tecnico spettacolare, che ha consacrato Santa Monica Studios come un team tra i più talentuosi in circolazione. Il patto di sangue di Kratos Anche se siamo convinti che ci sarà un quarto capitolo ufficiale, lo studio di sviluppo californiano ha deciso nel frattempo di approfondire altre vicende che riguardano Kratos e che si collocano prima di quanto abbiamo visto fino ad oggi, aggiungendo al pacchetto una sezione multiplayer secondo l'accezione classica del termine. I più timorosi che vedono quest'ultima come un'aberrazione per un titolo del genere possono dormire tranquilli: abbiamo portato a termine God of War: Ascension in circa 10 ore, lo standard per la serie, e non ci è sembrato che la componente multigiocatore abbia sottratto risorse alla realizzazione della storia principale.

Tra flashback e rivelazioni, ma con poca fantasia e colpi di scena, questo capitolo inizia poco dopo l'uccisione da parte Kratos della propria famiglia, fino al suo tentativo di liberarsi del patto di sangue siglato con Ares, il dio della guerra. A mettersi di mezzo ci sono le Furie, entità primordiali che non sono né titani né dei, né spettri né umani, le quali da un lato tramano assieme ad Ares di impossessarsi dell'Olimpo, dall'altro intrappolano chi cerca di ribellarsi e non onora i patti come quello tra Kratos e lo stesso Ares. Il patto di sangue di Kratos Proprio così comincia il gioco, con la faccia "tagliata" del protagonista principale in primo piano, come da tradizione, intrappolato e torturato da una delle Furie. La palla passa subito al giocatore; bisogna però controllare costantemente la mascella e la salivazione perché, al pari del terzo capitolo, i primi passi con God of War: Ascension sono un misto di adrenalina e accadimenti incredibili, che mettono ancora più in risalto i canoni fondamentali della saga e provocano goduria e stupore in continuazione. Forse un pò più diluiti ma anche più prolungati, basti pensare che tutta la prima parte di gioco si svolge sopra il Centimani, creatura mostruosa ed enorme intrappolata dalle Furie e sulla cui pelle si sono sviluppate strutture enormi e lo stesso covo che Kratos intende raggiungere per liberarsi dai suoi incubi più reconditi (non sapendo quello che gli succederà nei successivi tre capitoli, aggiungiamo noi). Il patto di sangue di Kratos Tra combattimenti contro alcune delle sue mani mutate, edifici che vengono divelti e staccati mentre Kratos combatte al loro interno, fino ad arrivare allo scontro "a cavallo" di una mano enorme contro la testa del Centimani stesso, God of War: Ascension è una festa per gli occhi e restituisce davvero la sensazione di trovarsi immersi in qualcosa di enorme. Il motore grafico non si risparmia dallo sparare in faccia tutto quello che ha da offrire, fino all'ultimo poligono, mentre si comanda il protagonista principale in tutta quest'orgia grafica intervallata da sequenze interattive, dialoghi e mutazioni dell'ambiente di gioco. Seguendo la maledizione del game director, anche per questo capitolo ne abbiamo uno nuovo, Todd Papy, che assieme agli sviluppatori si è fatto le ossa col primo capitolo per PlayStation 3, introducendo diverse variazioni sul tema e rifinendo un impianto tecnico già di per sé spettacolare. Ovviamente le fondamenta del gameplay sono le solite, ottime della serie: un action in terza persona che dà il meglio di sé grazie alle mosse cruente e spettacolari del protagonista principale, intervallate da sequenze "quicktime" per finire i nemici più ostici, sezioni platform e di raccordo e rompicapo di tipo fisico. Il patto di sangue di Kratos Sempre nell'ottica della spettacolarizzazione di cui sopra, God of War: Ascension è uno dei pochissimi titoli che ancora oggi può permettersi di avere una gestione della visuale e della telecamera automatiche; il bello è che la cosa funziona il 99% delle volte, proponendo scorci mozzafiato e mai "impallando" l'azione, una vera manna dal cielo per concentrarsi sui combattimenti e su tutto il ben di Dio che accade su schermo. A partire da queste basi solide in realtà c'è più di una novità che va a caratterizzare il gameplay, rimescolando elementi vecchi e nuovi e rendendo l'esecuzione un po' più dinamica. Innanzitutto il sistema di controllo che prevede una nuova funzionalità del tasto cerchio, non più adibito alle prese ma all'arma secondaria. Durante il corso dell'avventura infatti Kratos può raccoglierne diversi tipi dall'ambiente circostante o dai nemici sconfitti, e utilizzare quindi mosse specifiche a seconda della loro tipologia. Queste armi possono essere "permanenti" o meno mentre la classica presa con le spade e le mosse finali per gli avversari sono state "trasferite" al tasto R1. Per il resto ci troviamo subito a casa con l'analogico destro adibito alla schivata, X al salto, quadrato e triangolo per gli attacchi leggeri e pesanti, L1 per la parata.

La sinergia con gli sviluppatori di Uncharted, presunta da noi ma alimentata da un trofeo dedicato, ha donato al gioco sezioni platform di più ampio respiro dove Kratos scala ad esempio la statua di Apollo e altre sporgenze, oppure quando per raggiungere la città di Delfi il protagonista principale deve attivare alcuni ingranaggi enormi che a loro volta smuovono dei serpenti meccanici che si intrecciano tra loro, mentre il guerriero spartano passa da uno all'altro in movimento, gli scorci di telecamera sono spettacolari e magari bisogna anche combattere qualche avversario. Un altro esempio lo possiamo fare quando bisogna affrontare il guardiano dell'oracolo, che va inseguito mentre tutta l'ambientazione frana sotto i piedi, in maniera del tutto simile a quanto accade in Uncharted 2. E ancora quando Kratos si trova a scendere a tutta velocità evitando gli ostacoli e poi aggrappandosi con le lame da un appiglio all'altro. Gameplay un po' più fluido, sezioni platform più ariose e puzzle che sfruttano bene l'ambiente e gli artefatti acquisiti da Kratos, con queste credenziali quindi God of War: Ascension può essere definito come un'evoluzione del precedente capitolo, che grazie a queste piccole correzioni non viene mai a noia e piace per tutta la sua durata. Il patto di sangue di Kratos Da qui ci riallacciamo ancora una volta al comparto tecnico, che nel titolo di Santa Monica è davvero clamoroso. Gli avversari e i personaggi sono ancora più dettagliati e corposi dal punto di vista poligonale, in alcune situazioni si fa davvero fatica a metabolizzare tutto quello che accade su schermo, complice anche l'azione non di rado sostenuta. La profondità di campo e le fonti di luce donano alla scena un impatto eccezionale, con bloom ovunque e un'attenzione maniacale per il dettaglio. Gli effetti grafici fanno il resto e le texture sono per una buona parte del tempo di ottima fattura, anche se meno negli ambienti al buio. Menzione d'onore per il combattimento finale, un tripudio e un delirio di dettaglio grafico e azione, qualcosa di incredibile e arrembante che ci ha esaltato e fatto apprezzare ancora di più il lavoro svolto dagli sviluppatori. Esistono poi tutta una serie di tocchi di classe, come le candele più insignificanti che comunque emanano luce su Kratos e sui muri e in generale il lato artistico è di primissimo piano per quanto riguarda strutture, personaggi e scelte cromatiche di una buona parte degli ambienti. Tutto questo ben di Dio, si paga con una fluidità che oscilla tra i 30 e i 60 fotogrammi al secondo (che un po' si nota seppur sia migliorata la risposta ai comandi) e da un utilizzo dell'anti aliasing meno marcato rispetto al terzo capitolo, con alcune ambientazioni, quelle a più alto contrasto, che appaiono un po' sporche.Sarebbe stato fantastico avere una fluidità e una pulizia grafica sempre perfette, ma questo non toglie che graficamente il titolo di Santa Monica sia clamoroso e per certi aspetti inarrivabile per le altre produzioni presenti su console. God of War: Ascension è completamente in italiano sia per quanto riguarda il doppiaggio che i testi, dobbiamo dire però che nel primo caso ci sono troppi alti e bassi soprattutto per i personaggi secondari, quando invece quello originale in inglese mantiene una qualità sempre migliore. I puristi e gli indecisi possono nel caso selezionare il doppiaggio in una lingua e i sottotitoli in un'altra, ma si sarebbe potuto fare un lavoro migliore. Con la colonna sonora ci si trova subito a casa, in quanto è quella ben conosciuta della serie arricchita da nuovi arrangiamenti, quindi ottima qualità ma poca novità. Tutto rose e fiori? No, qualche magagna c'è, più o meno importante a seconda del proprio grado di attenzione e tolleranza. È chiaro che nonostante le novità sopraelencate, ci troviamo dinnanzi al quarto capitolo regolare della saga e il sesto in assoluto, è normale quindi che alcune cose sorprendano di meno e vengano viste come scontate, seppur mai noiose. Il patto di sangue di Kratos La storia più introspettiva, con un Kratos meno violento contro le persone "normali" (e niente scene di sesso, un po' di rispetto per chi ha appena perso la famiglia), poteva a nostro modo di vedere essere raccontata meglio e arricchita di comprimari carismatici al di là delle Furie. God of War 3 in tal senso ci è piaciuto di più, in fondo Kratos cominciava scalando l'Olimpo, affrontando gli scagnozzi di Zeus e distruggendo di tutto fino alla fine. Un pathos del genere non è stato qui riprodotto, vuoi per il periodo "storico" intermedio, vuoi anche per deficienze dal punto di vista puramente narrativo. Anche se la durata può essere definita in linea con gli altri capitoli, un paio di boss enormi in più non avrebbero guastato, ma è pur vero che il Centimani e la parte finale dimostrano chiaramente uno sforzo di varietà e programmazione enormi. Dulcis in fundo gli extra: una volta terminato il gioco si sblocca il livello di difficoltà Titano, è possibile accedere direttamente a tutti i 30 capitoli dell'avventura e fa capolino la sezione Nuova Partita+, che permette di affrontare la stessa difficoltà con la quale si è completato il titolo con tutti i potenziamenti al massimo fin da subito e la possibilità di utilizzare gli artefatti "segreti" scovati durante il gioco, come quello dell'ira infinita, che riduce i danni subiti e così via. Si accede inoltre a tutta una serie di video che illustrano il making of del gioco, in generale la rigiocabilità è garantita dalla volontà di provare un livello di difficoltà più alto e perfezionare il sistema di combattimento, e per il puro gusto di rivivere le incredibili situazioni che il gioco spesso mette a disposizione, che magari si fanno apprezzare ancora di più al secondo giro. Per il resto gli sviluppatori hanno pensato che per estendere la longevità ci avrebbe pensato il multiplayer, anche cooperativo, ma di questo ce ne occuperemo nel prossimo paragrafo.

Edited by [HAWX]skipperstyle - 20/7/2013, 14:57
 
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